domenica 24 gennaio 2010
un momento di RELAX
Per molte persone il relax è sinonimo di vacanze, e quindi tutti al mare o montagna o altro ancora, mai niente di così lontano dalla consapevolezza che la vacanza sia il tempo libero che ci concediamo per raccorglerci in uno stato di benessere ficico e mentale per ricaricarci di energie positive.
Un momento di libertà che possiamo dedicare ad esercizi fisici o di meditazione, per dare a noi stessi una nuova vitalità, scaricare lo stress, ed aquisire abilità che ci consentono di migliorare la qualità della nostra vita.
Tutti sappiamo quanto sia importante scaricare lo stress, fare attività fisica, praticare tecniche di rilassamento, ed i benefici che queste apportano al sistema immunitario, al sistema nervoso e di quanto facciano bene alle interazioni sociali. Eppure tanto spesso sento dire che è difficile rintagliarsi un momento di tempo per se stessi, siamo presi da impegni di ogni genere, subiamo pressioni da ogni fattore riguardante la nostra vita, da non trovare il tempo per fermarci.
Questi atteggiamenti sono dannosi a livello psico-fisico, la mente vaga velocemente da un pensiero all'altro perdendo la capacità di concentrazione. Sempre più presi da tante cose da fare e non avere il tempo per farle. Si tende all'irrascibilità ed all'intolleranza verso se stessi e gli altri.
In poche parole si vive male.
Avvicinarsi alle techiche di rilassamento e un processo che va eseguito per gradi, ma che può dare risultati fin da subito, e godere dei benefici di un buon Relax.
Per un momento di Relax, basta davvero molto poco, uno spazio isolato, senza rumori o distrazioni, assumere una posizione comoda, regolare il respiro, ascoltare musica, visualizzare immagini rilassanti. Il primo passo è iniziare. Spesso abbiamo bisogno di una guida che ci accompagni in questo percorso, allora basta rivolgersi a persone qualificate in tecniche di Relax ed affidarci ai loro insegnameti.
Cosa aspetti dunque, fai un respiro e rilassati.
In fondo cos'hai da perdere se NON lo Stress?
Artebenessere
natural therapy
martedì 5 gennaio 2010
Il verbo dei Radiodervish

Altervita è andata ad intervistare il gruppo dei
RadioDervish.
Da molti anno anni a lavoro hanno all’attivo già più di dieci anni di musica ed una buona discografia.
Il loro mondo musicale è attraversato da figure mistiche ed emozionanti visioni anima materiali.
Provenienti dal soleggiato sud della Puglia e dalla Palestina i due fondatori del gruppo simboleggiano la ricchezza che arriva dall’unione di culture e di abitudini così distanti.
Ci hanno interessato i loro testi ed il loro progetto musicale e l’occasione per un’intervista è il concerto del 29/12 tenuto a Napoli per il festival di musica sacra “Animaverso”
Il luogo è una bellissima Chiesa di culto Anglicano in pieno centro.
Accoglienti sempre molto disponibili, i Radiodervish hanno accettato volentieri di fare due chiacchierare con noi..
Da cosa è ispirata la vostra musica e i vostri testi ?
Nabil Salameh :
“Sono vari gli spunti di ispirazioni, in particolare raccontiamo quello che viene a contatto con noi, con il nostro mondo con la nostra vita , sono delle esperienze , degli incontri , che poi prendono questa forma musicale e testuale , come ad esempio l’ultimo lavoro da noi fatto che voleva prendere spunto da Gerusalemme ,infatti per l’occasione ci siamo trasferiti per un periodo di tempo in Israele per farci ispirare da questa esperienza .
Come dicevo sono le esperienze che ci ispirano principalmente, infatti poi da li ,il nostro progetto fecondato dall’esperienza il nuovo disco ha avuto altri sviluppi ,quindi dati dati dall’esperienza e dalla sensibilità umana e artistiche cerchiamo poi di riportarle e raccontarle con la nostra musica”.
Cos’è Radiodervish ? a metà tra radio e dervisci rotanti ?
“Il nome si rifà a questi due soggetti e contesti , la radio e i dervisci che sono stati centrali per la nostra vita , la radio come primo mezzo di teletrasporto di viaggio della nostra era moderna. Nei periodi della nostra adolescenza ha avuto un ruolo molto ispirante , come conoscenza di lingue diverse e dei suoni del mondo, ma anche di apertura , di curiosità ,ma anche per colmare delle distanze che magari fisicamente si voleva fare , ma che poi non si poteva attuare nell’immediato.
Quindi l’idea della radio come mezzo di comunicazione per colmare grandi e piccole distanze . Poi abbiamo scoperto che la radio è un fattore che ci accomuna io dall’altra parte del Mediterraneo sulla sponda est tra Iran e Palestina e gli altri elementi del gruppo sulle sponde dell’Italia Meridionale ,. I dervisci perche come esperienza ci piace e ci emoziona ,ci piace anche quel lato di amore e di avvicinamento al cielo attraverso al musica e la danza ,che fanno e che anche usano dervisci roteanti che fanno capo a Marco”.
In questo anni avete trovato cio che cercavate ?
"Per noi non è stato certo un punto di arrivo ma proprio un inizio , possiamo dire che le cose si trovano cercando e poi ci sorprendono e ci rimangono come ricchezza , ed è proprio questo che abbiamo raccontato nel concerto di un viaggio di 100.000 uccelli narrato dal libro di Farid ad-din Attar nel 1200 ,prendiamo spunto da questo saggio e mistico Sufi che narra le vicissitudini di questo viaggio che porta questo stormo di uccelli alla ricerca del loro re,e alla fine scoprono di stare davanti a uno specchio e quindi quello che Attar voleva dire in questo racconto fantastico è che spesso il punto di arrivo c’è l’abbiamo dentro e gia nostro e dobbiamo solo riscoprirlo ,e quindi il percorso che si fa è la parte che aggiunge una ricchezza alla nostra vita e che ci trasforma”.
Come è iniziato il vostro percorso musicale ?,e in particolare se ci sono state persone che vi hanno ispirato e dato la direzione ?
Michele Lobaccaro :
“Tutto è iniziato da un incontro e dalla nascita di un amicizia,che è stata anche un incontro tra due culture ,poi dalla curiosità reciproca di conoscersi l’un l’altro .Infatti proprio questo è stato il fondamento del gruppo , cioè incontrare l’altro che ci apre all’idea della ricerca di se stessi in un'altra dimensione da quella gia conosciuta , e quindi di scoprire e allargare la propria identità ,con nuovi modi di vedere la vita , e facendo spazio e rinunciando magari a qualche parte di sé .
Ed è proprio questo che cerchiamo di fare attraverso la nostra musica , vogliamo creare dei punti di incontro dalle varie culture ,in cui queste ultime interfacciandosi si ibridano ,si sovrappongono e danno vita ad una terza cosa ,due cose che apparentemente sembrano non poter dialogare , ma che poi fanno nascere qualcosa di nuovo ,che sta alla base di un nuovo dialogo e una reciproca conoscenza.
Quindi un percorso artistico non fine a se stesso ma con uno scopo di allargare la propria visione della vita e quella degli altri?
Ma certamente , è come mettere un proprio mondo a contatto con il mondo dell’altro per farlo fecondare è questo un procedimento che avviene a tutti i livelli ,anche a livello culturale ,infatti se prima noi ,come si diceva prima si immaginava questo processo attraverso la radio ,oggi questo mondo è diventato molto più piccolo e le vicinanze dei popoli e dei modi di vivere diversi si sono cosi ristretti e prossimi a te stesso ,tanto che il prossimo tuo è veramente ad un passo da te ,e cosi esso è diventato la tua possibilità di diventare altro e migliorare , ed è tutto a un passo da te. Importante è non essere chiusi in una visione pregiudiziale ,cioè nel stare in quello stato di pregiudizio del tutto, e invece essere aperto alle novità”.
Franco Marciello
sabato 2 gennaio 2010
particolari frequenze possono riprogrammare il DNa
Esistono frequenze sonore vitali, circa 6, che hanno un potere straordinario e benefico sulla fisiologia umana.
Queste sono:
396 HZ - Liberi dal senso di colpa e ansia
417 HZ - Cambiamento, lasciare andare il passato
528 HZ - Riparazione e armonizzazione DNA
639 HZ - Apertuta e connessione nei rapporti umani
741 HZ - Stimolare il risveglio interiore
852 HZ - Ritorno all'ordine spirituale

foto sopra: alcuni cristalli di ghiaccio sottoposti alle 6 frequenze sonore ( foto tratta dal cd "The Frequencies of Life")
Registrandole in un CD possono essere ascoltate ripetutamente nell'arco della giornata per la meditazione il training autogeno, EFT, pranoterapia e altre tecniche di ricerca interiore.
Può essere utilizzato prima di andare a dormire anche per cancellare le “basse frequenze” derivanti da pessime situazioni vissute o emozioni provate.
In queste 6 frequenze (Do 396 HZ, Re 417 HZ, Mi 528 HZ, Fa 639 HZ, SOL 741 HZ, LA 852 HZ) la proporzione che ne deriva crea ottave superiori corrispondenti alla geometria sacra del Codice da Vinci.
È l'inizio di una nuova scienza, la Cimatica, che studia le onde e i suoni che creano forme geometriche armoniose.
I suoni e la luce saranno gli strumenti delle medicina del futuro.
Nikola Tesla diceva che i tre numeri principali che costituiscono l'universo sono 3,6,9. - La frequenza 528 Hz (5+2+8=15 1+5 =6) è definita la frequenza 'Miracolo' ed è la stessa delle eliche del DNA...
- Nei canti Gregoriani, queste frequenze basiche sono espresse continuamente e ripetutamente. Da questo deriva il senso di armonia e di beatitudine.
- Un istituto giapponse (I.H.M Research Institute), ha condotto una ricerca su queste frequenze vitali, fotografando a -25 gradi i cristalli dalla geometria perfetta che ne derivava. La tecnica è quella di Masaru Emoto.
- Altre ricerche con la kinesiologia sui chakra ha dimostrato il potenziamento della forza vitale in presenza di tale frequenze.
- Tutti i pezzi di musica classica composte da Ottave superiori posseggono alcune di queste frequenze specifiche.
- Nel padiglione auricolare è presente la proporzione del Codice da Vinci.
- I suoni che posseggono queste frequenze hanno un potere straordinario sulla fisiologia umana grazie appunto alla forma che accoglie informazioni coerenti alle leggi della creazione universale.
Il corpo umano è composto di sostanza genetica ed è dotato di un trasmettitore e un ricevitore estremamente evoluto di frequenze. Durante sperimentazioni scientifiche, si è osservato che inserendo il DNA in un contenitore particolare di elettroni, questi ultimi si dispongono creando una struttura uguale al DNA. Se si rimuove il DNA, gli elettroni ritornano ad occupare le precedenti posizioni. Questa è la prova certa che il patrimonio genetico dell'essere umano interagisce di continuo con l'energia circostante; siamo noi, le nostre condizioni emotive, a influenzare il mondo di continuo.
Dentro un essere umano ci sono delle microantenne, conosciute con il nome di amminoacidi, connesse e collegate con il DNA. Inoltre, esistono 64 codici genetici, fatti per inviare o ricevere frequenze più elevate collegando ogni persona ad una coscienza più elevata. Le ultime ricerche scientifiche dicono che solo 20 di queste antenne sono funzionanti, mentre le rimanenti 44 rimangono “spente”. 20 antenne sono insufficienti a collegare un essere umano con le frequenze più elevate. Ne deriva che ogni essere umano usa solo una piccola parte del proprio potere cerebrale.
Le nostre emozioni hanno una funzione determinante sull'attivazione di queste microantenne, come dimostrato da Bruce Lipton nel libro La biologia delle credenze. Una situazione di paura che deriva da tutte le nostre emozioni a bassa frequenza, può attivare solo alcune di queste “antenne” perché produce una lunghezza d'onda lunga e lentissima.
Invece l'amore, espressione di tutte le nostre emozioni di elevata qualità spirituale, riesce ad attivare un numero elevato di “antenne Effettori' perché genera una lunghezza d'onda veloce e corta.
mercoledì 16 dicembre 2009
Meditazione a scuola
ROMA - Tre mesi di intensa meditazione possono portare la mente di una persona ad acutizzarsi al punto tale da percepire dettagli e fatti della vita di tutti i giorni. Fatti che, normalmente, ci è quasi impossibile cogliere. E' come se si aprissero le porte in un mondo molto più vasto rispetto a quello a cui siamo abituati. Secondo uno studio americano, questa disciplina vecchia di millenni può realmente aiutare a controllare e sviluppare la mente dell'uomo e potrebbe dar modo di curare una problematica della mente - che impedisce un normale comportamento e una regolare concentrazione - nota come Adhd (attention deficit hyperactivity disorder), che colpisce dal 3 al 5% dei bambini. Spiega Richard Davidson dell'Università del Wisconsin, neuroscienziato che ha seguito la ricerca: "Alcune caratteristiche della mente che si credevano assolutamente immutabili, in realtà possono subire profonde mutazioni con esercizi continui. La gente sa che l'esercizio può aumentare le capacità del proprio corpo, ma ora le nostre ricerche dimostrano, senza ombra di dubbio, che con l'esercizio è possibile aumentare anche la capacità mentale".
Porre attenzione ai fatti richiede tempo e impegno e poiché ciascuno di noi ha una limitata capacità mentale, la gran parte dei dettagli dei fenomeni che avvengono attorno a noi ci sfuggono. Un esempio tra i tanti: se due immagini vengono fatte comparire contemporaneamente su un video, una delle due non viene colta dalla mente. Il fenomeno è chiamato "cecità dell'attenzione". Ma il fatto che occasionalmente si riesca a cogliere anche la seconda immagine suggerisce che ciò possa diventare regola con un giusto esercizio della mente, che si può realizzare con la meditazione indiana. Davidson si è convinto ad approfondire tutto ciò su diretto incitamento del Dalai Lama, una decina di anni fa. Spiega Davidson: "Anche se da trent'anni praticavo personalmente la meditazione, solo allora avevo capito che era giunto il momento di approfondirla dal punto di vista scientifico. Va detto infatti, che la meditazione è un metodo che facilita la regolazione delle emozioni e dell'attenzione e non si deve pensare che sia sempre qualcosa di trascendentale". La ricerca ha permesso di scoprire che le persone che in media trascorrono una quarantina di minuti di meditazione al giorno ispessiscono le aree del proprio cervello dedite all'attenzione. "A questo punto penso sia necessario aprire una nuova strada della ricerca sul nostro cervello, che potremmo definire neuroplasticità. Essa si dovrebbe occupare della possibilità che abbiamo di cambiare la forma del cervello con l'esercizio mentale", ha spiegato Davidson.
Il neuropsichiatra ha concentrato la sua ricerca sul Vipassana, che è la più antica disciplina di meditazione buddista, in quanto risale a 2.500 anni fa, e che ha tra i suoi scopi quella di ridurre la distrazione mentale e incrementare le capacità sensoriali. La ricerca attuale si è concentrata su 17 volontari che hanno accettato di immergersi per 10-12 ore al giorno in meditazione, per tre mesi di fila. A questi si è aggiunta un'ulteriore ricerca su 23 volontari che hanno ricevuto una lezione di meditazione che poi hanno eseguito per 20 minuti al giorno per una settimana. Ai volontari è poi stato sottoposto un gran numero di immagini su un video che comparivano come flash. Durante ciò una serie di elettrodi seguiva l'attività del cervello. Tutto ciò ha portato a scoprire che i volontari che si erano sottoposti alla meditazione intensiva erano in grado di cogliere un gran numero di informazioni in tempi brevissimi, mentre la seconda categoria vi riuscivano solo parzialmente e prove eseguite prima di sottoporsi alla meditazione mostrano una quasi totale incapacità nel cogliere le immagini proposte. La ricerca è stata pubblicata su PLoS Biology. Clifford Saron del Centro per lo Studio della Mente e del Cervello dell'Università della California (Usa) ha spiegato: "La nostra vita è una serie di momenti successivi di "cecità dell'attenzione", in quanto sono più le cose che ci sfuggono di quelle che sappiamo cogliere. Se quanto ha dimostrato Davidson risulterà vero, un esercizio appropriato della nostra mente può aprirci un mondo diverso". Ma come utilizzare questa scoperta per i bambini afflitti da Adhd? "Certamente non possiamo ipotizzare di sottoporli a meditazione intensiva, ma se riuscissimo a capire come essa agisce sul cervello, si potrebbe tentare di giungere a medesimi risultati per via medica". Nei prossimi cinque anni Davidson spera di arrivare a risultati concreti utili ad adulti e bambini.
lunedì 7 dicembre 2009
La sincronizzazione emisferica dei lobi cerebrali
tratto dal libro "Guarigione spirituale e immortalità"
di Patrick Drouot
Ed. Amrita
Solitamente gli emisferi destro e sinistro generano segnali che sono
sovente indipendenti gli uni dagli altri, e la sincronizzazione
emisferica è una condizione insolita, in cui l'attività elettrica del
cervello è equilibrata.
Questo fenomeno è reso possibile dalla propensione del cervello a
rispondere a frequenze diverse. Sappiamo da diversi decenni che i due
emisferi cerebrali hanno la facoltà di operare delle sottrazioni:
così, quando un segnale sonoro (un'onda sinusoidale) di una
particolare frequenza viene inviato ad un orecchio ed un segnale di
frequenza leggermente diversa è inviato all'altro, le due metà del
cervello devono agire all'unisono per "sentire" un terzo segnale, che
è la differenza T2. Se si emette, ad esempio, un segnale di 440 hertz
nell'orecchio destro, che corrisponde all'emisfero sinistro, ed un
segnale di 445 hertz nell'orecchio sinistro, che corrisponde
all'emisfero destro, la differenza sarà di 5 hertz, vale a dire una
frequenza Theta. Se la differenza tra queste due frequenze rientra
nella gamma di risposte elettriche del cervello, esso entra in
risonanza con questo segnale ed aumenta la sua intensità elettrica
fino a raggiungere quella frequenza. Un simile comportamento viene
chiamato "frequenza di risposta" (Frequency Following Response, FFR).
Sembra che vi sia un'integrazione dei due emisferi cerebrali dovuta a
questa sincronizzazione. Una delle maggiori autorità nel campo della
sincronizzazione cerebrale è il dottor Lester Fehni. Le sue
osservazioni sulla relazione tra attività delle onde cerebrali e
comportamento umano, lo hanno convinto che la sincronizzazione
emisferica è sperimentalmente legata a un senso di unione. Ciò che
tante altre persone hanno sperimentato soggettivamente, il dottor
Fehni l'ha potuto osservare. Vi è come una sensazione di integrazione
globale del cervello. E' come se, essendo meno coscienti mentalmente,
di divenisse più coscienti su un altro piano, "funzionando" in modo
più intuitivo. Le persone che fossero in grado di imparare a
sincronizzare le loro onde cerebrali, aumenterebbero enormemente il
potenziale del proprio cervello, non solamente per ciò che riguarda
il proprio sviluppo ed apprendimento, ma anche per diventare
ricettivi ad altri livelli di coscienza. Così queste persone
imparerebbero a passare da un lato all'altro dello specchio. Sono
persuaso che imparare a dominare le onde Theta, permetta di arrivare
alla generazione di onde Delta accoppiate alle rapidissime onde
Gamma, la porta di accesso agli stati di visione.
Da quando l'elettroencefalografo ha cominciato ad essere usato come
strumento di ricerca e diagnosi, sono stati individuati alcuni schemi
specifici, indicatori di stati non ordinari della coscienza. Le onde
cerebrali, anche se non si limitano a questa definizione,
costituiscono l'ambiente elettrochimico attraverso il quale la realtà
percepita si manifesta. Ora, la percezione della realtà cambia a
seconda dello stato di coscienza di colui che percepisce. Nel 1934,
alcuni studiosi rivelarono che le onde cerebrali e gli stati di
coscienza ad esse associati, potevano essere alterati da stimolazioni
visive ripetute ad una frequenza nota. Questo fenomeno è stato
chiamato "addestramento". L'interesse scientifico per l'addestramento
è perdurato nel corso degli anni sessanta, e dieci anni più tardi, le
ricerche scientifiche hanno confermato che delle luci lampeggianti
ritmicamente provocano cambiamenti nei ritmi cerebrali.
Nasceva così gradualmente l'osservazione del fenomeno della sincronizzazione
emisferica del cervello. Tuttavia è stato necessario attendere
l'avvento dell'informatica moderna abbinata ad una rappresentazione
topografica delle onde cerebrali ad alta risoluzione, per constatare
oggettivamente gli effetti anatomici del procedimento Hemi-Sync. Le
mappe topografiche ad alta risoluzione forniscono indicazioni sul
funzionamento di certe regioni del cervello e rendono visibili gli
effetti della sincronizzazione emisferica. Il Monroe Institute
utilizza un apparecchio chiamato NRS 24 (Neuromap System 24) in grado
di produrre una simile mappatura ad alta risoluzione. Il tutto è
collegato ad un calcolatore IBM AT o compatibile che crea un ambiente
di analisi a ventiquattro canali. Il NRS 24 è stato studiato per
facilitare la rapida ottimizzazione dei protocolli di risposta
cerebrale a qualsiasi stimolo proveniente dall'esterno.
Jerre Levy dell'Università di Chicago, professore di neurofisica,
un'autorità nel campo della laterizzazione emisferica, sostiene il
valore della simmetria bilaterale del cervello. I cervelli normali,
sostiene, sono fatti per essere sfidati; essi operano a livelli
ottimali solo quando i processi cognitivi sono di complessità
sufficiente ad attivarne i due emisferi. Senza dubbio, aggiunge, i
grandi della storia – uomini e donne – non avevano capacità
intellettuali superiori in ciascuno dei due emisferi, ma erano capaci
di raggiungere livelli eccezionali di motivazione emozionale, di
capacità di attenzione, là dove le parti del cervello sono altamente
integrate, cioè nel sincronismo emisferico.
Approfondimento sul sito http://www.sublimen.com
Le cellule specchio
2/02/2005Quale meccanismo sottende alla comprensione non solo delle azioni degli altri, ma anche dei loro intenti? Un raffinato studio basato sulle neuroimmagini ha permesso di comprendere di più i processi cerebrali che ci permettono di interpretare i comportamenti altrui. Ne parla la rivista PLOS Biology.
Grazie alle tecnologie odierne è possibile osservare il cervello in azione, o meglio registrare quali aree e percorsi neurali si attivano a seconda delle diverse percezioni o azioni in cui il soggetto viene coinvolto. Da questi studi si è giunti ad identificare una categoria particolare di cellule, chiamate “cellule specchio”, perché si attivano non solamente quando un individuo compie un’azione, ma anche quando vede la stessa azione compiuta da un altro. L’attività delle cellule specchio può essere attivata dalla visione dell’azione compiuta da un altro individuo, come anche da un’immagine statica o persino dal suono collegato all’azione. Le cellule specchio svolgono un ruolo molto importante nella comprensione dei comportamenti altrui, fornendoci le basi per poter interagire con gli altri.
La domanda chiave che si sono posti i ricercatori è se queste cellule specchio siano coinvolte solamente nel riconoscimento delle azioni, o anche, in modo più profondo, nella comprensione degli intenti che vi sono dietro. Infatti l’azione implica di per sé il concetto di un agente e di un oggetto, quindi un intento e un obiettivo. Per determinare questa sottile discriminazione, gli studiosi hanno sottoposto un gruppo di soggetti alla visione di una serie di immagini: un’azione senza contesto, un’azione nel suo contesto, e un contesto senza l’azione (solo oggetti). Ad esempio, veniva mostrato l’atto di afferrare una tazza, sia da solo, sia con la tazza collocata nel contesto di una tavola imbandita per il tè (pasticcini, bricco e tazza colma) o dopo la consumazione (in disordine e con tazze e piatti vuoti). Nel primo caso il gesto, di per sé identico, di afferrare la tazza aveva implicito l’intento di bere, nel secondo caso di sparecchiare. L’analisi delle neuroimmagini evocate da queste diverse diapositive ha mostrato nel cervello dei soggetti l’attivazione di aree relative a differenti gruppi di cellule specchio. “Questo significa”, deducono gli autori, “che il sistema delle cellule specchio nell’uomo non fornisce semplicemente un meccanismo di riconoscimento dell’azione, ma costituisce anche un sistema neurale per codificare le intenzioni degli altri”. Si tratta insomma di un sistema più complesso di quanto ipotizzato in precedenza.
“La più forte attivazione della corteccia frontale inferiore nella condizione dell’intento di ‘bere’ piuttosto che in quello di ‘sparecchiare’ è coerente con la nostra interpretazione che una specifica catena di neuroni codifichi una sequenza probabile di atti motori, che sta dietro alla codifica delle intenzioni”. Insomma, la mente anticipa l’azione che più probabilmente seguirà a quella visualizzata, e poiché bere, azione naturale, è più radicato che sparecchiare, l’eco che evocherà nel cervello sarà più forte. La mano afferra la tazza, la mente afferra l’intento che c’è dietro, e i ricercatori, forse, hanno afferrato il meccanismo cerebrale che l’ha animata.
Fonte: Iacoboni M, Molnar-Szakacs I, Gallese V et al. Grasping the intention of others with one’s own mirror neuron system. PLOS Biology 2005;3(3).
LEGGI TUTTO QUI
1)Con i neuroni specchio scopriamo gli altri noi
2)Condividiamo i sentimenti con i neuroni specchio
3)L'inpatto delle cellule specchio nella medicina e psicologia
4)Il meraviglioso mondo delle cellule specchio
Neuroni e Musica
Il cervello non finisce mai di stupire. Non solo sa comporre musiche sublimi, ma "suona" in proprio.
Dan Lloyd, filosofo del Trinity College di Hartford, negli Stati Uniti, è riuscito ad ascoltare la musica del suo cervello e ha appena raccontato l' esperienza su New Scientist. Il ricercatore nel suo esperimento ha usato la risonanza magnetica funzionale, un apparecchio che quantifica l' afflusso di sangue alle varie zone del cervello. Poiché l' aumento dell' irrorazione in una zona o nell' altra del cervello dipende dal tipo di attività,
Di certo c' è che, per ora, pure la risonanza magnetica funzionale standard esce poco fuori dai laboratori di ricerca. «In clinica le applicazioni non sono molte - ammette De Curtis -. Si usa, ad esempio, se dobbiamo operare il cervello per eliminare un tumore, per non intaccare zone indispensabili o per verificare che altre aree cerebrali stiano funzionando al posto di quelle malate». Della musica del cervello si potrebbero però fare anche usi meno scientifici. «Non è un suono pulito, né una vera melodia, - ha detto Lloyd - ma non è neanche rumore casuale: è una "quasi musica" piacevole. I miei studenti se la sono già caricata sui lettori mp3». Ad ogni area è abbinato un colore e a ogni colore una nota…