venerdì 23 luglio 2010

Libertà di scelta?


La pubblicità spesso parla alla pancia piuttosto che alla ragione di un cliente: cerca di colpirlo sul piano emotivo per influenzare le sue scelte d'acquisto (non ne parliamo oggi, nell'era del love marketing e del sostenibile: a momenti anche chi produce carbone dipinge tutto di verde), ma c'è un nuovo campo che si sta affermando da poco e punterà alla testa, più che all'addome. Si tratta del "neuromarketing".

E' una sorta di mix tra neurologia e marketing tradizionale: utilizza gli strumenti della ricerca medica moderna, come l'MRI (risonanza magnetica) e li combina con le scelte dei potenziali acquirenti. In uno studio apparso online su Nature Reviews Neuroscience, Dan Ariely, professore di psicologia e di economia alla Duke University offre spunti di riflessione sull'argomento

Fino ad oggi gli esperti di marketing hanno utilizzato sondaggi, brainstorming e gruppi di test per trovare il marketing mix ottimale, l'ingrediente speciale in grado di vendere un prodotto e di convincere la clientela, nel tentativo (figurato) di "leggere il pensiero" di chi acquista per orientarne le scelte: oggi si prospetta la possibilità di farlo letteralmente :)

E' chiaro, siamo ai primordi di questa scienza, e occorre leggere con cautela i rilevamenti fatti: c'è da costituire un dizionario univoco che permetta di codificare senza ombra di dubbio i segnali del cervello e di associarli al gusto e alle scelte degli acquirenti, per superare quello scarto ancora presente tra 'scelta cosciente' e 'scelta inconscia' in un acquisto. E poi allo stato si tratta di processi molto costosi.

Non pensate però,per eccesso opposto, che si tratti di attività ancora fumose: ci sono già aziende che costituiscono gruppi-test formati da clienti e li sottopongono a questionari mentre fanno una risonanza magnetica alla loro cucuzza.
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